Appena 4,7 miliardi di euro, un bottino davvero misero. Nel 2017 l’Italia ha impegnato per la protezione dell’ambiente e gestione delle risorse naturali solo lo 0,7% della spesa primaria complessiva del bilancio. Il dato emerge dall’Ecorendiconto dello Stato, documento preparato dalla Ragioneria generale per fare il punto sugli investimenti pubblici a tutela dell’ambiente. La beffa è che l’esborso reale è stato solo della metà. I pagamenti effettivamente realizzati nell’anno sono stati per 2,6 miliardi di euro, “lo 0,5% dei pagamenti della spesa primaria complessiva del bilancio dello Stato”, scrive via XX Settembre.
A mettere insieme l’intera “massa spendibile” per difendere aria, acqua, terra e risorse energetiche è stata l’amministrazione centrale, con una divisione non uguale tra i vari dicasteri. Una buona parte dell’intero budget è stato versato dal ministero dell’Ambiente, che ha contribuito con il 48,8% delle risorse.
A seguire il ministero dei Trasporti con il 17% e la Difesa, passata in un anno dallo 0,1% del 2016 al 7% del 2017 in virtù dell’assorbimento del Corpo forestale dello Stato da parte dei Carabinieri, scelta imposta dalla legge Madia.
Quanto paga lo Stato per l’ambiente?
Ma avere soldi a disposizione non ne garantisce un reale utilizzo. Sfruttare a pieno le risorse è un’operazione complessa, tanto è vero che nel 2017 ci si è dovuti accontentare di una capacità di spesa pari al 55,4% del totale finanziato: 2,6 miliardi di euro, appunto.
Per la protezione del suolo e delle acque di superficie e del sottosuolo sono stati effettuati pagamenti per 740 milioni di euro, il 28,66% del totale delle spese realizzate. Per la difesa della biodiversità e del paesaggio ci si è fermati a 411 milioni di euro (15,94%). Sempre più di quanto sia stato speso nell’intero anno per un tema caldo come la “gestione dei rifiuti“: pagamenti per 364 milioni di euro, il 14,1% del totale. Le attività di protezione, la gestione delle acque reflue e la gestione delle acque interne hanno pesato rispettivamente per l’11,5%, il 5,55% e il 4,75%.
pagamenti totali per ambiente 2017
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Per gli altri capitoli di spesa sono stati sborsati spiccioli, nonostante alcune voci siano vere priorità nell’agenda politica. Ad esempio, per la “protezione dell’aria e del clima” sono stati emessi pagamenti per appena 60 milioni di euro, il 2,34% del totale. Pochissimo, sebbene di agibilità ce ne fosse. Il budget era ben più ampio e la spesa avrebbe potuto superare i 240 milioni di euro, oltre l’11% della “massa spendibile” per la tutela ambiente. Chi ha gestito i cordoni della borsa, insomma, ha preferito accantonare gran parte delle risorse destinate per il singolo segmento. Del resto, ricorda la Ragioneria, solo cinque settori su sedici hanno “un grado di realizzazione della spesa superiore all’80%”.
Due miliardi messi da parte per il prossimo anno
Buona parte degli oltre due miliardi messi da parte nei nei forzieri dello Stato è garantito dal capitolo su “protezione e risanamento del suolo, delle acque del sottosuolo e delle acque di superficie”. Con oltre 740 milioni spesi è la voce principale dei pagamenti effettivamente realizzati, ma è anche al top per stanziamenti definitivi ottenuti: si sarebbero potuti spendere 1,38 miliardi. Quasi 650 milioni sono rimasti a disposizione dell’amministrazione, praticamente tanto quanto ciò che è stato effettivamente staccato. Anche per le più generiche “altre attività di protezione” si sarebbe potuto investire il 100% in più: con un budget da 634 milioni, la spesa si è fermata a 296,9 milioni. Austerity non richiesta.
Differenziale budget/pagamenti
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Ciò che non è stato pagato delle somme impegnate andrà a rimpolpare lo stesso capitolo di spesa nell’esercizio successivo – ovvero, il 2018 in corso. Saldate le spese inaspettate (circa 170 milioni di euro), per l’ambiente ci si ritroverà da gestire 1,9 miliardi congelati nel 2017. Sono i cosiddetti ‘residui’ che si compongono, sottolinea la Ragioneria, “sia di residui provenienti da esercizi antecedenti il 2017 sia di residui di nuova formazione”. In sostanza, l’Italia si trascina da anni un tesoretto di risorse stanziate, contabilizzate e mai sfruttate.
Eppure chi potrebbe raccogliere quei fondi per proteggere suolo e aria ci sarebbe. I contributi pubblici alle impreseavrebbero potuto toccare i 700 milioni di euro – tra trasferimenti correnti (21 milioni) e investimenti pro-ambiente (678 milioni) – ma alla fine ci si è fermati sotto i 230 milioni. Poco più della metà è stata invece sborsata come contributo agli investimenti tout court, anche se alla resa dei conti nelle casse sono rimasti ben 700 milioni di euro. Difficile da spiegare. Per fortuna, almeno i pochi fondi destinati alle famiglie sono stati utilizzati con buone percentuali di spesa: dai trasferimenti correnti gli italiani hanno incassato 2,3 milioni, il 62% delle risorse impegnate. Meglio è andata con i contributi per gli investimenti pro-ambiente delle famiglie che sono stati utilizzati del tutto. Erano pur sempre solo 5 milioni di euro.
Fonte: WIRED.it